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Qualche mese fa, quando tiravamo in piedi questo viaggio, curiosando tra le notizie del web, vedo che radio Mogadiscio ha ripreso a trasmettere mezz’ora al giorno in lingua italiana…

Curiosa curiosa arriviamo ad un contatto sui social che si spaccia come interlocutore e ambasciatore per farci ricevere in radio… Purtroppo siamo molto sul chi va là… Chi è, ci potremo fidare? Mah.

I contatti vanno avanti ma siamo sempre sul vago sino a ieri sera che ci si incontra con altri due personaggi: uno legato al ministero del turismo e uno il direttore della radio. Sembra che si possa fare.

La mattina parte un po’ in agitazione visto che in radio sembra che ci stiano già aspettando… La sede si trova in un compound ad elevata sicurezza: villa Somalia. I ceck point armati sino ai denti si sprecano, durante la strada faccio qualche filmato con il telefonino. Nell’ultimo controllo un militare mi vede, ma non mentre filmo e mi chiede di fargli vedere le foto… Non trova nulla ed entriamo.

Ci attendono all’entrata della sede una delegazione di ministri, direttori. Reporter! Ma noi abbiamo ben spiegato che siamo semplici turisti… Vabbè

Ci avviamo verso il secondo piano  e ci ospitano in una saletta risicata dove cominciano ad affluire vari personaggi, tra cui dei militari graduati. Ci fanno accomodare e cominciano a discutere in somalo e anche senza capire una cippa, la cosa non è certamente amichevole.

I militari sostengono che abbiamo fotografato delle postazioni sensibili e ci usano, in pratica, per mettere in difficoltà il reparto politico…  Entra ed esce gente, Ajoos, la nostra guida cerca di prendere le nostre difese in modo rilassato. Io nel frattempo braso le schede memoria della machina fotografica e levo i video dal fonino. Peccato perchè avevo del bel materiale girato…

Il rischio di finire nella brace era veramente alto e non ho esitato. Tra l’altro il fatto che non ci abbiano sequestrato il materiale era abbastanza strano. quindi non ho esitato.

Ci fanno a questo punto andare in un ufficio decisamente più su di livello, siamo arrivati dal ministro dell’informazione e telecomunicazioni. Riparte ancora tutto il breafing e si parlano nuovamente con militari e politici. Alla fine viene fuori che c’è stato un missing understanding e ci liberano da questa situazione un po’ tesa.

Con il ministro dell’informazione!

Abbiamo passato un’oretta decisamente adrenalinica.

Scendiamo nel piazzale scortati da un sacco di gente e telecamere. Un fotografo prende la mia Nikon e sparerà duecento scatti! Entriamo nella sede di radio Mogadiscio dove, oltre alla sede e la regia, entriamo nel reparto social media.

In una stanzetta ci fanno ascoltare la dichiarazione d’indipendenza emanata dal regime italiano  il 21 ottobre del 1954.

Si continua la visita guidata e ci accompagnano nella sede della televisione di stato! La SNTV. Una piccola stanza racchiude molte bobine di girato storico che andrà digitalizzato a breve.

Sala delle news e registrazione di eventi.

Nella sede di SNTV.

Siamo ai saluti, solo che hanno organizzato una bella conferenza stampa con tutta la banda! Facciamo due dichiarazioni di rito e usciamo dalla sede.

Gli imprevisti ci impongono di andare direttamente verso l’aeroporto, le procedure non sono esattamente europee. Sulla via che porta all’AMISOM, c’è un buon ristorante.

L’AMISOM nasce come missione di pace keeping. C’è una marea di personale. L’altra settimana hanno fatto un attentato con due disperati penetrati dal mare, sette morti. La zona qua è super protetta: ti spogli e entri in un corridoio, chiudono la porta dietro di te e uno apre l’altra. con le impronte digitali… Poi sei nella zona sicura.

Siamo all’equatore e diciamo che il caldo, per essere fine marzo è bello tosto.

Si mangiano gli ultimi cibi somali, qua evidentemente edulcorati e un po’ piu’ alla portata. Gia’ che arrivano con le posate la dice lunga. Comunque il cibo, non è stato cosi’ impossibile, bisognava solo settarsi sul loro standard.

Si risalta in macchina per la via dell’aeroporto, ma per pochi metri… non si entra con i passeggeri! Questa cosa mi era sfuggita all’arrivo, la macchina ci attendeva fuori dalle porte.

Comunque, passaporti e carte d’imbarco alla mano, i bagagli se li carica un facchino in spalla. Entriamo in un cunicolo protetto dai classici ballast di sabbia: sono dei grossi sacchi cubici di un paio di metri per lato, pieni di sabbia. Sicuro un pk 7,62 nato non li passa! Conduce ad una casetta dove si abbandonano tutti i bagagli, marsupi compresi. Usciamo, arriva il cane antiesplosivo, annusa noi e i bagagli.

Recuperiamo il tutto, camminiamo… Ceckpoint in entrata che fu la porta carraia dell’aeroporto: passaporto, carta d’imbarco… entriamo finalmente nelle porte a vetro dell’aeroporto, nastro e radiografia, ti levi tutto. Devi accendere laptop, dimostrare che la macchina fotografica funzioni…

Siamo dentro, andiamo al ceck in, consegniamo i bagagli. Ok ora posiamo solo andare al gate, cè ne sono solo due, non cè da sbagliarsi! No, non ancora… C’è un incaricato che ha la lista di tutti i partenti della giornata… se non sei li’ sopra mi sa che sono casini! Ci siamo… quindi GO!.

Nuovo controllo dei passaporti e carta d’imbarco… tutti i bagagli e marsupi sono messi in fila, arriva un cane antiesplosivo e li annusa due volte.

Quando si pensa di essere vessati o costretti per qualche piccola imposizione, pensate che cè gente che per muoversi sta peggio, molto peggio di noi.

Mogadiscio fine missione.

Comments:

  • Alberto

    12 Novembre 2023

    Accidenti, nelle tue parole la tensione la respiravi proprio, densa come gelatina … esplosiva, non alla frutta!

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