La Dalton Hiway
Premessa: questo è quello che ho visto io… 10 giorni prima o dopo potrebbe essere totalmente diverso.
Chiunque abbia viaggiato nei tempi d’oro africani, parliamo degli anni ottanta/novanta, ha come stampato nella mente delle mitiche piste sahariane: Gadames-Gat, Bidon V, Arlit-Agades, in-Salah- Tamanrasset…
Alcune di queste ho avuto la fortuna di percorrerle, hanno sempre lasciato nell’immaginario del viaggiatore qualcosa di misterioso, imprevedibile prima di guidarle.
Ora tutto questo è abbastanza superato da tutta una quantità impressionante di informazioni via web che lasciano ben poco al mistero e alla verita’ delle informazioni di passa parola.
Quando abbiamo organizzato la risalita verso il punto piu’ a nord dell’Alaska e del continente americano di conseguenza, ho cominciato a raccogliere informazioni sulla Dalton Hv.
Aperta al pubblico solo quattro anni fa se non vado errato, sono cominciate a circolare voci di una pista di un 500 miglia, percorsa costantemente da camion e piena di buche e senza rifornimenti costanti.
Se pur con rispetto e attenzione, ritenevo comunque una cosa fattibile, sia per mezzi che per equipaggi, percorrere questa via.
La partenza da Fairbancks assicura una totale possibilita’ di rifornimenti, acqua, carburante, viveri. La distanza come accennato è di circa 500 miglia, io posso caricare carburante per 1350 miglia… faccio il pieno e mi garantisco la possibilita’ di andata e ritorno, scelta puramente economica… Scoprirò che a Deathorse, punto ultimo e di rifornimento, il gasolio costerà ben 3 $ in piu’ al gallone…
Ma come è questa mitica pista?
Intanto cominciamo col dire che di pista vera e propria saranno 400 miglia ad andare e altrettanto al ritorno.
Un sacco di intermezzi aflaltati, che non per questo possono considerarsi “facili”, si incontrano guidando la Dalton. La pista è percorsa costantemente da mezzi enormi e lanciati a 55 miglia oraria, scaricano sassi a raffica e alzano polvere potente.
Questo è il primo grosso problema: il parabrezza… il mio è craccato in piu’ punti sin dal Cile… volevo mettere una rete di ferro a protezone ma mi sono organizzato per una sostituzione al ritorno e quindi non mi frega piu’ di tanto se dovesse rompersi ulteriormente!
Servizi medici. Questo puo’ essere un grave problema… ovviamente non esiste servizio, pero’ ho notato che a Deathorse cè un ospedale, circa a meta’ una base di elicotteri… il problema è non fare casini nelle tratte scoperte e comunque vale la regola che è vietato farsi male.
Animali.
Ovunque la presenza dell’orso bruno è garantita. Che tu lo veda o meno, lui cè! Mangiare e spazzatura rigorosamente al chiuso e nelle escursioni meglio andare in gruppo e fare un po’ di casino.
A differenza, l’orso polare bianco, arriva verso la fine dell’estate: il progressivo ghiacciare della banchisa fa scendere a sud questi fantastici plantigradi.
Scendendo Enrico ha visto un bel lupo sulla strada… se si prendete dei video della base di Deathorse su YT, vedrete che tra grizzly e orso bianco polare ne troverete diversi ed inequivocabili.
Camp site.
piu’ o meno ci si puo’ mettere ovunque tranne bloccare gli accessi alla pipeline per motivi di sicurezza, pero’ ci sono i campi governativi in posizioni strategiche a 10$ a mezzo che non giustificano invenzioni strane.
Il problema si pone evetualmente alla base: cerchiamo una camera per festeggiare e ci sparano la bellezza di 375$ per una doppia! considerando il fatto che sono due settimane che non dormiamo in una camera di albergo, in quanto le nostre tende sono delle suitte,ci sembra eccessivo.
Troviamo un piccolo piazzale sull’ansa del fiume in un zona bella aperta, sconsigliato piazzarsi in città per la presenza dell’orso, dove alcuni caribù vengono a curiosare di tanto in tanto.Direi che meglio non potevamo trovare. In tenda per sicurezza ci portiamo lo spray.
Ma sta pista è davvero cosi’ spaccamacchine?
Dierei che no, rispetto a tante piste sterrate da me percorse direi prorpio di no… quando devi limitare la velocità per non rischiare di finire fuori, vuol dire che sono piste tirate bene e dure. Certo a volte un pò di toulle, buchi e interruzioni ci sono, ma le piste da venti km orari di media, non sono certo queste!.
Al ritorno il brutto tempo crea uno strato di fango leggero ma nello stesso tempo finissimo e penetrante, scivoloso a tratti.
Sono ben gommato e tassellato… viaggio sereno col blocco centrale e spesso vedo i 100 km/h. come sempre, però, non si può sbagliare… la pista scorre alta di circa 3/4 metri. Se dovessi andar giù non esisterebbe il piano B.
A poche miglia dall’uscita un camion nel senso opposto mi lancia, questa volta, un bel sasso… un cratere nel parabbrezza, complice anche io che stavo tirando un pochino!
In definitiva ci siamo divertiti un casino, 800 miglia di pista sterrata e veloce, tra secco e fango, colline e passi di montagna. Tutto ciò ha perfettamente appagato la nostra voglia di fuoristrada.
Per me in particolare, era una meta da percorrersi a prescindere: il punto più a nord del continente americano. La Fenice, con questo, ne ha toccati tre su quattro.
Il team Fenice da Faibanks.