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Il “guaio” di ieri, mi impone un’alzata all’alba.
Enrico mi segue a ruota, dopo un caffè con Giacomo, collaboratore di padre Leo, ex milanese trapiantato nella foresta amazzonica ed esperto meccanico, ci spostiamo nella officina per riparare la Fenice.
Smonto un po di particolari per rendere più accessibile togliere il depressore.
Nota tecnica:il depressore prende il moto dal carter motore,quindi in contatto con l’olio motore.
Quando riesco a portare al banco il pezzo,troviamo il problema: una ritenuta di una delle due valvole si è smontata ed il pistone ha spaccato il carterino di copertura.
Togliamo tutti i rivetti e con del portentoso stucco epossidico ricostruiscono la parte rotta.

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Rimontato il tutto, ora  possiamo andare a visitare i catamarani a vela auto costruiti dalle maestranze locali, sotto la supervisione di padre Leo.
Io ero venuto a conoscenza della missione tramite un amico velista.
Con Giacomo visitiamo anche una residenza dove si sta avviando un turismo ecosostenibile. Se qualcuno avesse l’intenzione di visitare il Titicaka, mi contatti, questa potrebbe essere una soluzione economica e di sicuro lontano dagli schemi turistici.
Salutiamo i cari amici, grazie per il sostegno tecnico, avevano ben due carrelli attrezzi usag, e ci dirigiamo verso la frontiera di
Non prima di aver attraversato un piccolo canale su chiatte di legno.
Fortunatamente il lago è piatto, perché già la minima onda mandava in torsione questo ammasso di legname!

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Appena sbarcati, facciamo un piccola siesta nella piazza ricomponiamo il tutto e partiamo per il Perù.
Sono un po teso: se non mi facessero passare, (non ho i documenti della Fenice) non saprei cosa inventarmi per arrivare a Lima.
Su e giù per la costa arriviamo a Copacabana, omonima della città brasiliana.
Buttiamo i rimanenti BOL in gasolio, e ci fermiamo alla sbarra dove incontriamo nuovamente il dei land brasiliani. Le formalità in uscita sono veloci, anche l’immigrazione peruviana scorre senza intoppi.

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Ultimo ostacolo: importare le macchine in Perù facendo timbrare i carnet…
Ci mettiamo più di un’ora, ma alla fine capiscono il mio problema e mettono tutti i timbri necessari per varcare la frontiera.
Evvai!

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Felici di questo buon esito della dogana,non era così banale, riprendiamo la strada asfaltata, peraltro in buone condizioni.
Resta il fatto che per 100km ci vogliono due ore!
Qui cambia ancora il fuso, siamo a meno sei d’allora Italia.
Arriviamo a Puno al buio nel solito marasma e con un zichino di fortuna, che non guasta mai, ci piazziamo in un hotel sopra le nostre aspettative.
Ci siamo informati per le isole Uros, ci sono più battellini che persone, non pensiamo sia necessario prenotare ora.
Doccia cena e super nanna, oggi diretta ma l’importante era mettere le ruote in Perù.
Puno lago Titicaka

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