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  >  Alfio Lavazza   >  San Pietroburgo.  ( Leningrado)

Mosca → San Pietroburgo

Sulla M12, tra pianure, boschi e un accenno d’Artico

Il trasferimento verso San Pietroburgo è diretto, lungo la M12.
Basta solo armarsi di un po’ di pazienza e imparare a leggere i cartelli. Sono quasi 700 chilometri, ma fortunatamente questa volta quasi tutta autostrada — la prima a pagamento in oltre 6.000 chilometri di strade russe!

L’uscita da Mosca si rivela sorprendentemente facile, senza traffico particolare. È lunedì mattina e la città si risveglia tranquilla.
Il pedaggio, se ben ricordo, è stato di circa 5.000 rubli, una cinquantina di euro.
La strada è perfetta: asfalto nuovo, carreggiate larghe, piazzole ordinate ultimi 200 km illuminati a giorno, e un flusso regolare di auto e camion.

Man mano che ci si allontana dalla capitale, il paesaggio cambia lentamente.
Le grandi periferie industriali lasciano spazio a ampie pianure di betulle, intervallate da laghi e corsi d’acqua che riflettono il cielo basso e luminoso del nord. Le case si fanno più rade, i villaggi sembrano usciti da un’altra epoca, con legno grigio e tetti di lamiera che luccicano alla luce del sole.

A circa 200 km da San Pietroburgo, il clima si addolcisce: un’aria tiepida, quasi sorprendente, ci accompagna fino a un ottimo autogrill dove ci fermiamo per un pranzo “fusion” — cibo coreano in mezzo alla steppa russa!

L’incontro curioso della giornata è un furgone militare parcheggiato sul ciglio della strada, con un generatore acceso e cavi ovunque. Sembra stia ricaricando delle batterie interne. Un prototipo, forse elettrico o ibrido.
Lo reincontreremo più volte: corre veloce ma si ferma spesso, come un simbolo dell’evoluzione lenta ma inevitabile anche della tecnologia russa.

Facciamo un ultimo pieno di gasolio e decidiamo di entrare in città, anche se sarà tardi.


Il GPS funziona perfettamente fino a pochi chilometri dal centro, poi — come sempre — qualche tratto “alla cieca”.

La periferia di San Pietroburgo non è particolarmente affascinante, almeno all’apparenza. Arriviamo di notte, un po’ stanchi, e l’impressione è di zone grigie, grandi arterie, e palazzi sovietici tutti simili. Ma si sente che dietro quelle luci basse si nasconde qualcosa di imponente.

Dopo quattro tentativi e altrettanti “no” dagli hotel, riusciamo finalmente a trovare una camera al Novotel, abbastanza in centro e confortevole.
Ci buttiamo al volo in un locale irlandese — anonimo ma onesto — dove tra una birra e un hamburger mettiamo fine alla giornata.


San Pietroburgo, la finestra sull’Europa

San Pietroburgo non è una città qualsiasi: è una dichiarazione d’intenti.
Fondata da Pietro il Grande nel 1703, voleva essere la finestra della Russia sull’Occidente, il punto d’incontro tra il rigore del nord e l’eleganza europea.
Costruita su oltre 40 isole e attraversata da una miriade di canali, ha sempre avuto un’anima doppia: imperiale e malinconica, luminosa e struggente.

Qui ogni pietra racconta un pezzo di storia: il fasto degli zar, le notti bianche, la rivoluzione del 1917, la resistenza durante l’assedio di Leningrado.
È una città che non si visita soltanto — si ascolta, come un racconto continuo tra passato e presente.

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