
Novosibirsk, 800 km to go!
Il risveglio vicino al fiume ci accoglie con un cielo grigio, pesante ma ancora restio a scaricare la pioggia.
Vietato lamentarsi: sono settimane che dormiamo asciutti.
Smontiamo in fretta il campo e colazione veloce. Poi la Fenice ruggisce e ci infiliamo sull’asfalto della P-256, la strada che ci accompagnerà per giorni. Scende lungo la vallata tra betulle e pini che già virano verso l’ocra, mentre l’acqua comincia a cadere copiosa.

La valle è un mondo a parte: 1600 metri di altitudine, un fiume roboante alla sinistra e una quantità di campeggi come mai avevo visto prima. Rafting, kayak, quad e tende ovunque. È martedì, ma sembra un weekend di festa.
Con la pioggia e le gomme tassellate serve attenzione. Ci fermiamo solo per un hot dog in una stazione Gazprom. Il serbatoio è ancora pieno — in Russia la leggenda della carenza di carburante è solo questo: una leggenda. Le pompe qui sono ovunque, pulite e automatizzate.

A circa 500 km da Novosibirsk il paesaggio cambia ancora: grandi spazi verdi, betulle che cominciano a perdere le foglie. La pioggia smette, e la strada si fa più tranquilla, ma le mucche… quelle non mancano mai!
Più ci avviciniamo alla città, più aumentano paesi e traffico. Autovelox ovunque, ci regoliamo con il ritmo dei locali.
In centro troviamo un albergo con parcheggio, quaranta euro a notte. Dalla finestra vediamo le luci del centro commerciale: negozi, musica, gente. Dopo giorni di pioggia e silenzi, sembra quasi un ritorno alla civiltà.
La Fenice riposa nel parcheggio. Domani, di nuovo strada.