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Circa 30 anni fa, per una serie di fortunate coincidenze, incontravo un alpinista francese che viveva vicino a me.

Lui scendeva dalle montagne con una vela da lancio e da noi a Laveno c’è proprio una montagna da 1300 mt. che si presta benissimo per lanciarsi. (il termine decollare arriverà un po’ piu’ tardi!)
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Senza la minima preoccupazione di sul come e cosa fare, mi porta in un piccolo campetto dove riesco a fare delle corse pazze lungo questo piccolo prato in discesa trascinandomi sulla testa un parapendio magic 24, di staccare i piedi da terra non se parlava proprio!

lo stesso giorno saliamo in funivia al Sasso del Ferro e tra paura e adrenalina mi trovo imbragato… Mi ricordo perfettamente di aver chiesto a Roland, cosi’ si chiamava il fisico nucleare mio amico, ma per atterrare come faccio? E lui candidamente mi disse: come faccio a spiegartelo da quassu’, scegliti un campo e tira i freni quando sei vicino a terra! Dopo lo sgomento di trovarsi con  oltre 800 metri di aria sotto il sedere, peraltro ben stretto…, ho centrto il pratone nella valle e sono risalito a fionda per farne subito un’altro!

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Poi per molti anni abbiamo volato o meglio planato, da tutte le montagne della zona… le efficienze non permettevano grandi divagazioni, avevamo un clisimetro (strumento simile alla bolla del muratore), che indicava l’efficienza necessaria per evitare gli ostacoli davanti a noi.

E’ stata un periodo fantastico dove ci si trovava in giro per l’Italia per partecipare alle prime competizioni di parapendio! Le vele si evolvevano e la ricerca delle prestazioni ha purtroppo fatto una gran selezione tra i molti amici volatili.

Il delta prima e l’aliante poi hanno fatto si che abbandonassi il volo con il para per ovvi motivi di tempo ma anche e soprattutto di motivazioni, ieri dopo quasi vent’anni senza un utilizzo decente di questo fantastico attrezzo di volo, sono tornato a termicare con un forte pilota della zona e ho avuto l’opportunità di apprezzare l’evoluzione incredibile che hanno avuto le vele in questi ultimi anni.

Il piacere di vedere il falchetto quasi negli occhi era ormai un ricordo affievolito dalla sterilità del cupolino del mio LS8 (aliante che uso attualmente), il sentire la bolla d’aria calda che ti investe dopo essersi staccata dal suolo non era piu’ presente nel mio nuovo modo di volare.

Eppure gli automatismi acquisiti in centinaia di ore di volo in quegli anni passati appeso sotto ad una vela di parapendio sono riemersi come da una memoria di backup mai cancellata.

Tanti anni fa mi dicevano che è come andare in bicicletta, sono sempre stato un po’ scettico,  mi devo ricredere… è proprio così quelle cose che fai con passione ti restano cucite sulla pelle e difficilmente te le possono strappare via.

 

 

 

 

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Sulle dune di Launi’ con il magic 24 era il 1989

 

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Comments:

  • 8 Aprile 2017

    Right oni-ths helped me sort things right out.

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