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  >  Alfio Lavazza   >  Diario di Confine: dalla Mongolia alla Russia su quattro ruote

5.000 km, 5 fusi orari e un nuovo mondo da attraversare

Sono le sette del mattino e una sbarra arrugginita ci separa dalla prossima tappa del nostro viaggio: la Federazione Russa. Il confine occidentale della Mongolia è un luogo fuori dal tempo, dove ogni movimento ha il peso di un rituale e ogni sorriso vale quanto un visto. Inizia così un altro giorno lungo la rotta verso San Pietroburgo.


L’attesa alla frontiera

La fila è composta per lo più da camion e taxi diretti in Kazakistan. Noi siamo le uniche auto con targa straniera. Il freddo si fa ancora sentire, e il paesaggio ha quell’aria sospesa da frontiera dimenticata, come in certi film ambientati in Nord Africa negli anni ’80.

Entriamo in un locale per cercare un tè caldo. È lo stesso che la sera prima ci aveva rifiutato ospitalità. Le difficoltà linguistiche rendono tutto più complicato, ma la voglia di calore (umano o in tazza) ci spinge a tentare comunque.


Via libera: si parte

Alle 9:00 in punto, la sbarra si solleva. Siamo in fila dietro sei o sette macchine.
Le procedure sono le solite: timbro sul passaporto, controlli doganali e scarico dei mezzi.

Tutto dovrebbe essere semplice, ma qui la confusione regna sovrana. L’organizzazione lascia molto a desiderare e vige una sorta di anarchia regolata solo dalla pazienza di chi viaggia.

Nonostante tutto, in meno di un’ora e mezza siamo in movimento. La “terra di nessuno” si apre davanti a noi.


Verso il confine russo

Percorriamo circa 2 km tra recinzioni metalliche e silenzi di cemento. Una nuova sbarra, presidiata da un soldato, ci controlla i documenti e ci dà il via libera.

Dopo altri 6 km compaiono le bandiere russe e la struttura doganale: ordinata, pulita, moderna. Semafori, corsie separate per camion e auto, segnaletica precisa… Un altro mondo.

Alla garitta ci accoglie un giovane ufficiale che parla un ottimo inglese. Ci guida attraverso le prime fasi del controllo, poi ci chiede di scaricare tutto dai veicoli. Si entra nel cuore del processo.


Il controllo: domande, foto e sospetti

All’ingresso dell’ufficio immigrazione inizia la vera attesa. Gli altri passano. Noi restiamo.
Lo sapevamo: ci aspettavamo un interrogatorio.

Entriamo a coppie. Il tono è formale ma non ostile. Le domande sono dirette:

  • “Avete rapporti con cittadini ucraini?”
  • “Il vostro governo supporta Kiev…”

Mi chiedono di mostrare le foto scattate l’anno prima a Vladivostok. Le visionano tutte. Solo un breve video di un ponte solleva un po’ di interesse, ma riusciamo a chiarire.

Controllano anche il telefono, probabilmente leggendo i messaggi. Ma non c’è nulla da nascondere. Alla domanda se abbia mai lavorato per ucraini, rispondo con un sorriso:

“No, al massimo ho lavorato su barche di oligarchi russi.”

Dopo 1 ora e 45 minuti, i passaporti tornano nelle nostre mani.

“Benvenuti in Russia.”


Ultimo ostacolo: la Fenice

Rimane da completare l’ultimo controllo: la Fenice, il nostro veicolo, viene completamente svuotata. Nessun oggetto può restare a bordo.
Hanno voluto controllare perfino il piatto frizione di ricambio, fermo lì da oltre 12 anni!

Poi, l’ultimo ufficio. Una donna in divisa mi osserva con attenzione mentre compilo i moduli per l’importazione temporanea. Uscita, controlla numero di telaio e targa.
Alla fine, con efficienza impeccabile, mi concede 12 mesi di TIP.

Avevo pensato male, ma ha svolto tutto con grande precisione.


Motori accesi: la Russia ci accoglie

Accendo la Fenice. La sbarra si apre.
Siamo ufficialmente sul suolo russo.

Davanti a noi, 5.000 chilometri e 5 fusi orari ci separano da San Pietroburgo.

Enrico arriva poco dopo. Anche questa è fatta.


Una nuova strada, un altro mondo

Ripartiamo e guidiamo per oltre 170 km lungo una valle piena di verde. Dopo settimane di steppe e deserti, il paesaggio cambia volto.
Boschi, villaggi, campeggi e turisti in visita a siti storici… sembra davvero un altro pianeta.

Lungo un fiume troviamo uno spiazzo perfetto per montare il campo. Siamo a circa 700 km da Novosibirsk.
Se tutto va bene, domani ci arriveremo.


Saluti da un paesaggio inatteso, dove la natura si mostra in tutta la sua bellezza, e ogni chilometro è una storia da raccontare.


📍 Tappe principali

  • Frontiera Ovest Mongolia
  • Terra di Nessuno
  • Dogana Russa
  • Verso Novosibirsk

📷 Prossimamente

Nel prossimo post, vi racconterò della tappa a Novosibirsk: una città sorprendente, un tuffo nella Russia profonda e viva.
Seguitemi!


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