Fenice Expedition – Kazan, il Cremlino e il cielo disturbato
Kazan, la città perfetta
La città di Kazan è davvero sorprendente. Pulita, curata e fiorita di tutto punto.
Arriviamo nel pomeriggio e possiamo girarla con calma, ammirando il Cremlino, tra i più belli e ben conservati della Russia.
Troviamo un piccolo alberghetto modesto ma a due passi dalla Moschea Qol Šärif, simbolo di dialogo tra culture: qui una cattedrale ortodossa e una moschea maestosa convivono fianco a fianco, come due sentinelle di epoche diverse.
La strada percorsa oggi è stata una delle migliori di tutto il viaggio: colline, campi coltivati e asfalto impeccabile.
Ho perfino visto un rullo di pulizia per i guardrail, segno che la cura per le infrastrutture in questa regione è ben superiore alla media.
L’incontro con Gianni non è casuale: Enrico lo conosce da anni.
Settantenne con un Land Rover Defender 90 TD5, percorre la Siberia come fosse casa sua. Viaggia “analogico”, senza GPS né app, solo bussola, mappe e intuito. Un viaggiatore d’altri tempi.

Trascorriamo il pomeriggio insieme, tra moschea, cattedrale e tramonto sullo skyline di Kazan.
Lui dorme nel parcheggio di un ristorante kazako, così ne approfittiamo per cenare insieme.
La notte passa tranquilla: Kazan è una città supersafe, forse la più tranquilla vista finora.
Registrazioni, uffici e… segnali fantasma

La mattina seguente colazione salata e foto di rito davanti al Cremlino.
La sicurezza ci lascia parcheggiare la Fenice proprio davanti alla porta principale: una scena quasi irreale.
Lasciamo la città in direzione Vladimir, sulla B12, una delle migliori autostrade del Paese.
Gianni proseguirà con noi fino a Mosca, poi tenterà il rientro verso la Lettonia — le frontiere polacche sono ancora chiuse.
A Arzamas, dobbiamo occuparci di una questione burocratica: la registrazione dei passaporti.
Troviamo un ufficio “stile soviet”, con la tipica segretaria inflessibile che ci chiede la copia notarile di tutte le pagine del passaporto.
Un’impresa impossibile.
Una giovane mamma ci aiuta con il traduttore e il telefono, ma tra connessioni intermittenti e GPS che salta, la situazione si complica.
È proprio lei a dirlo, con un sorriso amaro:
“Qui la guerra elettronica non è virtuale.”
E aveva ragione.
Il mistero del drone perduto
Ci fermiamo per la notte vicino a un piccolo lago, circondato da pini e betulle.
Accendiamo un fuoco, Nene prepara la cena, e io decido di fare qualche ripresa con il drone: il tramonto è perfetto.
Tutto regolare fino ai 30 metri di quota, poi all’improvviso:
nessun segnale GPS, telecomando scollegato, telemetria persa.
Il drone impazzisce, sale e scende senza logica, poi scompare verso nord.
L’ultima cosa che vedo sono le luci lampeggianti a oltre 500 metri, prima che le batterie si esauriscano.
Sapevo che in Russia vengono impiegati jammer GPS molto potenti, ma non mi aspettavo di trovarli attivi anche in zone rurali.
Il disturbo GPS e la guerra elettronica russa
La Russia è tra i Paesi con il più avanzato sistema di guerra elettronica (EW, Electronic Warfare) al mondo.
Il disturbo ai segnali satellitari è frequente, soprattutto lungo corridoi sensibili, basi militari o infrastrutture strategiche.
I sistemi di jamming possono:
- Bloccare la ricezione dei satelliti GPS e GLONASS (il sistema russo) in un raggio anche di 30–50 km.
- Alterare i segnali, creando falsi dati di posizione (spoofing).
- Saturare le frequenze di controllo dei droni, costringendoli al blocco o alla perdita di connessione.
I droni civili sono particolarmente vulnerabili: quando perdono il segnale satellitare, non riescono più a stabilire l’orientamento né a eseguire il “return to home”.
Molti si schiantano o atterrano in emergenza.
Negli ultimi anni, interferenze GPS sono state documentate in tutta la Russia occidentale, ma anche in Finlandia, nei Paesi Baltici e in Ucraina.
Kazan e Nizhny Novgorod si trovano lungo un asse sensibile, dove i jammer militari vengono testati periodicamente per proteggere il traffico aereo e le infrastrutture.
Perfino i sistemi di navigazione dei voli civili e le app degli smartphone, come Google Maps o Yandex Navigator, mostrano spesso errori di posizione concentrici — esattamente come quelli che ha visto Monica sul suo tablet.
Notte sul lago
Il drone è perso, ma la sera è calma.
Il fuoco scoppietta, l’acqua riflette il cielo e la Fenice si riposa dopo centinaia di chilometri.
Anche le perdite, a volte, fanno parte del viaggio: oggetti che restano indietro per lasciare spazio a storie nuove.
Domani ci aspetta Mosca, e un altro capitolo di questa lunga strada verso casa.
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© Fenice Expedition – Alfio Lavazza


