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  >  Alfio Lavazza   >  Tyumen, Ekaterinburgh e il passaggio in Europa.

I chilometri sono lunghissimi, le città tra una tratta e l’altra sembrano simili… ma ogni tanto riservano piccole sorprese.

Il territorio sta cambiando: le foreste si aprono su immense distese di campi di frumento e cereali, a perdita d’occhio. Più ci avviciniamo a Mosca, più le colture sono mature e ordinate. La Siberia comincia a lasciare spazio all’Europa russa.

Dopo oltre 700 km di viaggio, arriviamo a Tyumen, la “porta della Siberia”.
Fondata nel 1586, è considerata la prima città russa in Asia: da qui partirono esploratori, commercianti e cosacchi alla conquista dell’Est. Oggi è una città moderna, pulita e vivace, con parchi illuminati e un centro storico ordinato.

Troviamo un alberghetto in centro — cinquanta euro la notte, come sempre — e dopo una pizza sorprendentemente buona riusciamo anche a fare due passi per le vie del centro. L’orologio segna due ore indietro: un piccolo promemoria di quante migliaia di chilometri abbiamo percorso.

La mattina seguente, durante un breve giro in città, veniamo fermati dalla polizia locale. Curiosità, sorrisi e foto: nulla di che, ma il solito interesse per “la Fenice”, la Land Rover con targa italiana che sembra arrivare da un altro mondo.

Visitiamo una piccola chiesa ortodossa e poi riprendiamo la E22, direzione ovest.


Ekaterinburg: la fine dei Romanov

Arriviamo a Ekaterinburg (oggi ufficialmente Yekaterinburg) molto lentamente: deviazioni, lavori e intoppi vari.
È la quarta città della Russia per dimensioni, ai piedi degli Urali, e rappresenta un ponte naturale tra due continenti.

Salendo sulla torre panoramica “Vysotsky”, la città si mostra nella sua completezza: palazzi moderni, cupole dorate e grandi viali che raccontano la sua doppia anima — industriale e spirituale.

È qui che si è chiusa una delle pagine più tragiche della storia russa: la fine della dinastia Romanov.
Nel luglio 1918, lo zar Nicola II e la sua famiglia vennero giustiziati in una casa oggi trasformata nella Chiesa sul Sangue Versato. È un luogo che lascia un segno, anche solo sapendo cosa rappresenta.

La Fenice sul sagrato della chiesa sul sangue versato.

La visita alle catacombe è particolarmente interessante.

Sul piazzale della chiesa, invece, troviamo la descrizione e relativi cartelloni con un’operazione delle forze speciali per introdursi in territorio ucraino attraverso un condotto del gas. Operazione a cui viene dato un risalto notevole. Questo ci riporta allo stato attuale del tempo.


Il confine tra Asia ed Europa

Ripartiamo con il sole fortissimo nel parabrezza della Fenice. Facciamo scorte di viveri in un enorme supermercato Okean: scaffali infiniti, prezzi simili ai nostri, e una sensazione di abbondanza quasi occidentale.

Pochi chilometri dopo, finalmente, la stele del confine tra Asia ed Europa.
Un monumento in pietra e acciaio segna la linea simbolica che attraversa gli Urali, tra boschi e pianure. È uno dei luoghi più iconici per chi viaggia via terra attraverso il continente.

La Fenice era uscita dall’Europa nel 2013. Ora rientra con le sue ruote, chiudendo idealmente un cerchio in senso orario.
Un’emozione difficile da descrivere: sembra una missione lontana, quasi impossibile… e solo ora mi rendo conto che è davvero compiuta.

Piazziamo il campo proprio sotto il monumento che divide i due continenti.
Ceniamo, parliamo, guardiamo le luci che si spengono tra i monti.

Domani sarà un grande giorno.


Dati di viaggio (stimati)

  • Km percorsi: ~ 700
  • Percorso: Tyumen – Ekaterinburg – Stele Europa/Asia
  • Strada principale: E22
  • Altitudine media: 300–400 m
  • Alloggio: Hotel a Tyumen / Campo libero presso la stele del confine

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