
Ci si sveglia senza troppo affanno…, i tempi sono piu’ che sufficienti. Colazione nella sala pranzo dell’hotel Damal in pieno centro di Hargheisa. Il tempo è buono e fa già abbastanza caldo… Guardando dalle finestre si intravede una polverosa citta’.

La nostra guida arriva puntuale e partiamo per il mercato delle bestie vive. Carichiamo a bordo Omar, la nostra guida armata, obbligatoria, se si lasciano le citta’… La sensazione è di assoluta tranquillita’, nulla che faccia presagire brutti incontri o bad feeling.
Ad ogni uscita principale, ci sono dei ceck point dove verificano la presenza del militare a bordo. Esperienza che avevo gia’ vissuto in Libia nel periodo pre eliminazione del colonnello Gheddafi. Il sistema funziona, credetemi. Hai la tranquillita’ di un militare che sa cosa e dove si puo’ andare, un po’ il garante. Quindi poche discussioni con i controlli sulla strada.
Il mercato dei cammelli e bestiame vario è come prevedibile un marasma di polvere, odori e personaggi incredibili. Non sempre si puo’ fotografare liberamente, le donne a volte non vogliono, a volte lo chiedono… Un tipo avvicina Roberto vestito del bel verde islamico e cerca in tutti i modi di convertirlo al sacro Corano!.

Le bestie vengono marchiate, a differenza di altri lughi al mondo, con una strana pece che ne prova il pagamento della tassa, statale? Boh, in teoria… sto stato non esiste!
Si riparte abbastanza velocemente e ci buttiamo sulla strada asfaltata ma con le solite deviazioni ed interruzioni. Arriviamo fino al sito di importanza storica della zona: Lass Geel. Sotto delle grotte sono rappresentate delle pitture rupestri di circa novemila anni fa.
In giro per il mondo devo dire di averne viste parecchie… queste sono state riconosciute e protette dal 2003, quindi molto recenti. La conservazione è piu’ che ottima, siccità e protezione dal vento le ha mantenute molto bene. Rappresentano delle scene di mandrie, uomini con cani ecc.

Siamo sparati in un deserto pietroso con un solo wadi passante li sotto… due pseudo custodi ci accompagnano e ci fanno firmare un diario dove annotiamo la presenza di un paio di italiani nel corso di questi anni.
Il caldo sarà sicuramente sui 30 gradi , polvere e vento a non finire ci accompagnano fino a Berbera, piccola cittadina sulla costa del Golfo di Aden.
Troviamo un ristorante vista mare tutto avvolto dalle reti da pesca, ci sono corvi, ibis e gatti che fanno di tutto per accaparrarsi qualche pezzo di cibo dimenticato. Si sta bene, ci arrivano dei king fisch enormi con riso e succo d’arancia.
Fino ad ora devo dire che il cibo è molto apprezzabile. Bisogna entrare un po’ nel mud somalo: mangiare con le mani, abituarsi nuovamente ad un livello basico di pulizia, necessita d tempo.
Entrambi, io ed Roberto, non finiamo il cibo, troppa roba!
Andiamo a posizionarci al nostro hotel, ci andiamo a piedi visto che son quattro passi.

Fotografo un bel portone con i colori della bandiera del somaliland: peccato che era l’entrata di una caserma militare… e credetemi tutto ma nulla che mi facesse pensare a cio’! Infatti non c’era neppure la bandiera. Fatto sta che il polizziotto mi richiama, ricmponedosi la divisa, si vede che stava dormendo, per farmi notare che non si fa!
Voleva capire il perchè della foto… chiarito il disguido non mi ha fatto nessun problema. E’ che ci vedono per la strada e la prima cosa che ti chiedono se sei un giornalista… qua gira solo gente dell’ONG o qualche fotografo di guide turistiche, quindi non passiamo mai inosservati.
Altro problema non da poco, piu’ ci si avvicina al Putland, piu’ gli attentati di Al Shabab sono frequenti. E’ quindi abbastanza ovvio che sono abbastanza attenti. La gente invece è sempre molto socievole, vuole farsi fotografare per vedersi nello schermo e sapere da dove proveniamo. Soprattutto vuole sapere dove saranno pubblicate le foto!
All’entrata dell’hotel c’è l’immancabile security che controlla bagagli e persone. Qui il livello di funzionalità e pulizia è decisamente sceso… ma le lenzuola pulite ci sono e l’acqua scende!
Nel primo pomeriggio riusciamo a visitare la piccola Berbera, allungandoci fino alla spiaggia dove diversi ragazzi vanno a farsi selfie da pubblicare su tik tok!
Dalla terrazza si vede una piccola parte della cittadina, ed anche qua siamo avvicinati da un soggetto della security esterna che ci chiede un documento non ben precisato per esser li in terrazza dell’hotel. Primo pensiero, stai a vedere che non possiamo fotagrafare…

Cosa che finisce in nulla e con tanto di innumerevoli scuse da parte del manager dell’hotel. La sera la nostra guida ci porta in un ristorante yemenita dove si mangia capra e piada, rigorosamente con le mani. Valido e molto interessante. Lo Yemen è prorpio li di fronte… da millenni hanno scambi economici.
Domani dobbiamo partire abbastanza presto e quindi rientriamo e ci prepariamo per i 250 km di pista lungo mare che dovremo fare. La nostra guida non ha mai affrontato una pista cosi’ lunga e soprattutto non sa nemmeno come sia. Nessun problema! Osmand e l’approfondimento che avevamo fatto io e Roberto, non ci preoccupano per nulla.
From Berbera.